\paperw9000 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Con la vittoria delle forze conservatrici in tutti gli stati in cui erano scoppiate le rivoluzioni del 1848-49, le possibilitα d
i sviluppo in senso democratico furono bloccate. Da ci≥ le premesse per la ripresa politica del movimento di rinnovamento nazionale a partire dal liberalismo piemontese, rimasto lÆunico punto di riferimento nel quadro di quella restaurazione antiliberale
e antinazionale che si abbattΘ sullÆItalia. Fra il 1848 e il 1860, infatti, attorno allo stato sardo si raccolse la parte pi∙ viva del movimento per lÆindipendenza e lÆunitα nazionali, rafforzando un processo giα iniziato con Carlo Alberto e divenuto su
ccessivamente pi∙ coerente e dinamico. Un fattore decisivo di questo processo fu senza dubbio rappresentato dalla nomina a ministro dellÆAgricoltura, Commercio e Marina nel gabinetto dÆAzeglio û lo stesso che aveva approvato nel febbraio del 1850 le cosi
ddette leggi Siccardi, dal nome del ministro della Giustizia, che aveva presentato il progetto sulla nuova legislazione ecclesiastica û di Camillo Benso conte di Cavour, un deputato distintosi nella discussione parlamentare sulle leggi Siccardi ed emerso
quale capo della maggioranza moderata.\par
Il programma presentato dal Cavour mirava sul piano economico-sociale a favorire lo sviluppo di un moderno capitalismo attraverso lÆalleanza tra aristocrazia e borghesia nel quadro di un regime liberale parlam
entare; sul piano politico al raggiungimento dellÆindipendenza nazionale sotto la guida dello stato sardo, allargatosi fino a costituire quel regno dellÆalta Italia che era uno degli obbiettivi tradizionali della diplomazia sabauda. In qualitα di ministr
o per lÆAgricoltura e il Commercio, Cavour, con la firma di trattati commerciali ispirati a una politica liberistica, cerc≥ di inserire lÆeconomia del regno in quella dellÆEuropa. Inoltre procedette alla riorganizzazione dellÆamministrazione finanziaria
dello stato.\par
Ma la sua personalitα politica and≥ nettamente delineandosi nella battaglia parlamentare in difesa della libertα di stampa contro gli ambienti pi∙ conservatori i quali, incoraggiati dalla svolta autoritaria impressa da Luigi Napoleone i
n Francia, tentavano di svuotare le istituzioni liberali. In occasione di questa battaglia avvenne lÆavvicinamento tra le forze di ôcentro-destraö, guidate da Cavour, e quelle di ôcentro-sinistraö guidate da U. Rattazzi. Si ebbe cos∞ quello che Φ passato
alla storia come il ôconnubioö, cioΦ unÆalleanza politica e parlamentare che, isolando la destra pi∙ conservatrice e la sinistra democratica radicale sulla base di un programma liberale orientato al conseguimento dellÆindipendenza nazionale e alla promo
zione del progresso civile, sanciva la formazione di un blocco sociale organico formato dallÆaristocrazia pi∙ avanzata e dalla borghesia. Mentre in Piemonte il liberalismo riusciva a superare il difficile periodo del dopoguerra, nel resto dÆItalia si ebb
e una ripresa del movimento per lÆindipendenza dietro lÆimpulso di Mazzini, convinto, come la maggior parte dei democratici europei, che si fosse alle soglie di una nuova ondata rivoluzionaria internazionale e che questa avrebbe coinvolto i paesi oppress
i come lÆItalia, lÆUngheria, la Germania e la Polonia, uniti nella Santa Alleanza dei popoli.\par
Sul piano pratico, Mazzini, tra il 1850 e il 1852, si gett≥ in una intensa opera di riorganizzazione della rete clandestina. Nella sua strategia, la nuova
ondata insurrezionale avrebbe dovuto ripartire dalla Lombardia, da dove si sarebbe estesa allÆItalia centrale e meridionale e, quindi, allÆintero continente europeo. Di fatto, lÆinsurrezione di Milano del 6 febbraio 1853, tentata da Mazzini nonostante la
macchina poliziesca austriaca avesse giα compromesso la rete mazziniana nel Lombardo-Veneto, fu un completo fallimento che port≥ a centinaia di arresti e a 15 impiccagioni. A questo insuccesso Mazzini reag∞ intensificando gli sforzi organizzativi e fond
ando il Partito dÆazione, che aveva quali obbiettivi lÆunitα e la repubblica. Incontr≥ per≥ il disaccordo delle correnti mazziniane di destra, che intendevano dare la prioritα alla lotta per lÆindipendenza senza la pregiudiziale antimonarchica, finendo c
ol favorire la convergenza di queste con il liberalismo cavouriano. Una critica serrata allÆimpostazione di Mazzini venne anche da quei democratici pi∙ vicini alle correnti socialiste, come Ferrari e, in maniera ancora pi∙ netta, C. Pisacane, i quali rit
enevano che il successo della lotta per lÆindipendenza fosse legato a un allargamento della base del movimento, cioΦ alla ôquestione socialeö e, innanzitutto, alla soluzione della ôquestione agrariaö. Per Pisacane, in particolare, proprio la mancanza di
un moderno sviluppo capitalistico, che aveva quale conseguenza la debolezza degli strati borghesi e la persistente miseria delle masse popolari, rendeva possibile il collegamento della rivoluzione nazionale con quella sociale.\par
In realtα, tutti gli s
forzi per far nascere una nuova formazione politica a sinistra di Mazzini furono delusi. Andava invece delineandosi con chiarezza la strategia di Cavour, nominato presidente del Consiglio nel novembre 1852, tesa a creare le condizioni interne ed esterne
per il conseguimento dei suoi obbiettivi. Gli elementi essenziali di tale strategia, che mirava allÆammodernamento e alla progressiva laicizzazione dello stato, allo sviluppo economico e a una alterazione dellÆassetto istituzionale-statuale della penisol
a a favore della formazione di un regno dellÆalta Italia erano: in politica interna, il contenimento dellÆinfluenza della destra pi∙ conservatrice e clericale sulla vita politica, la limitazione dei poteri di intervento della corona sul governo, lÆassorb
imento delle tendenze pi∙ moderate del movimento democratico nella politica governativa e la repressione di quelle radicali e repubblicane e, sul versante economico, il consolidamento di una politica liberoscambista; in politica estera, lÆinserimento del
regno sardo nellÆarena internazionale, il rafforzamento dei legami con la Gran Bretagna e la Francia, la costruzione di una alleanza militare con questÆultima in funzione anti-austriaca e lÆaffermazione del primato sabaudo-piemontese in Italia.\par
La
prima grave questione che Cavour dovette affrontare nella sua qualitα di primo ministro riguard≥ il provvedimento di confisca di beni dei profughi politici della Lombardia e del Veneto, deciso dallÆAustria nel febbraio 1853, come rappresaglia contro il t
entativo di rivolta mazziniano. Cavour reag∞ richiamando lÆambasciatore piemontese a Vienna e facendo votare un contributo finanziario agli esuli. Le elezioni del dicembre dello stesso anno diedero una forte maggioranza al centro rafforzando Cavour sul p
iano parlamentare. Il che gli permise di far fronte a due problemi che avrebbero potuto travolgerlo politicamente: la linea da tenere di fronte alla guerra di Crimea e un nuovo capitolo nella storia dei rapporti tra Stato e Chiesa.\par
Per quanto riguar
da il primo, Cavour cedette alle pressioni di Francia e Gran Bretagna che, desiderose di coinvolgere lÆAustria nella guerra contro la Russia, intendevano rassicurarla che il Piemonte non ne avrebbe approfittato per una azione contro il Lombardo-Veneto; e
il 4 marzo 1855 entr≥ in guerra a fianco delle prime. La successiva decisione dellÆAustria di non schierarsi contro la Russia consent∞ a Cavour di raccogliere frutti insperati da questa partecipazione.\par
Il secondo problema si pose al momento della d
iscussione di un progetto di legge presentato da Rattazzi e appoggiato da Cavour, che prevedeva la soppressione di alcuni ordini religiosi e il passaggio dei loro beni allÆamministrazione dello stato. La destra, sostenuta da una dura presa di posizione d
i Pio IX e dallÆopposizione del re alla legge, tent≥ al senato, dove era pi∙ forte, di far ritirare la legge, giα approvata alla camera, in cambio di un consistente contributo finanziario allo stato. La sconfitta di Cavour avrebbe rappresentato un duro c